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Se ti fiuto, ti aiuto contro il covid. A tutela dei pazienti oncologici dello IEO.

 

 

Un nuovo studio clinico per diagnosticare il COVID-19 attraverso il fiuto dei cani

Insegnare ai cani, attraverso l'olfatto, a identificare la presenza del virus e riconoscere i soggetti asintomatici affetti da COVID-19 rappresenta una modalità di screening rapida, non invasiva e versatile per ridurre la diffusione del virus, per questa ragione l’istituto Europeo di Oncologia, in collaborazione con l’Università di Milano e con il sostegno di Confindustria Cisambiente, dà il via allo studio clinico “Se ti fiuto ti aiuto”, che prevede di addestrare alcuni cani a fiutare il Covid nelle persone asintomatiche, sfruttando la potenza straordinaria del loro olfatto. 

covid e cani

  • Scopo dello studio

    La pandemia COVID-19 sottolinea l’importanza di test rapidi e affidabili per l’identificazione accurata dei portatori sintomatici e asintomatici della malattia, al fine di ridurre efficacemente la diffusione dell’infezione. Si rendono perciò necessari strumenti di screening aggiuntivi che siano più veloci, non invasivi, versatili soprattutto nell’identificazione di individui asintomatici.
    L’uso di odori corporei emessi sotto forma di composti volativi (VOCs) è negli ultimi anni un filone importante della ricerca scientifica. Malattie come cancro, disturbi metabolici, infezioni, possono modificare i componenti dei VOCs e portare alla produzione di VOCs specifici per la malattia, che possono essere rilevati abbastanza precocemente, come biomarcatori diagnostici. 
    I cani, grazie al loro sistema olfattivo caratterizzato da una soglia di percezione di parti del trilione, hanno già dimostrato, in uno studio IEO del 2016, la loro abilità di percepire VOCs specifici del cancro del polmone, annusando le urine.

    L’obiettivo del progetto, sponsorizzato e patrocinato da Confindustria Cisambiente – Associazione Nazionale Transizione Ecologica - consiste quindi nel proteggere ancora meglio i pazientiIEO dal virus, riducendo l’uso dei tamponi molecolari grazie a un metodo naturale, il fiuto dai cani, che è altrettanto accurato, meno invasivo e può essere eseguito in tempo reale, senza richiedere tempi di esecuzione e attesa del risultato.

     

  • Trattamento e fasi dello studio

    Il protocollo sperimentale si svolge in due fasi.

    La prima, della durata di circa 4 settimane, riguarda l’addestramento cinofilo che viene effettuato presso il Laboratorio di FisioEtologia dell’Università di Milano, nel quale i cani vengono addestrati con campioni di sudore prelevati da 100 soggetti positivi al test, 500 negativi e 100 soggetti vaccinati. Ai soggetti aderenti allo studio viene semplicemente chiesto di tenere sotto l’ascella un piccolo cilindro di plastica per 20 minuti, per la raccolta dei campioni. I cani vengono addestrati a scoprire la presenza del virus fiutando i campioni, sulla base del condizionamento operante, con una ricompensa alimentare per il comportamento corretto. Per rendere più veloce l’addestramento si è utilizzato il dispositivo “Detection DOG Training System” che permette la presentazione automatizzata e randomizzata di campioni, così come la distribuzione automatica delle ricompense.

    La seconda fase, si svolge all’ingresso dell’Istituto Europeo di Oncologia, con il fine di effettuare simulazioni sull’uomo prima di arrivare alla sua validazione. Gli individui localizzati dai cani come sospetti positivi, vengono isolati in un locale adibito in IEO e sottoposti a successivo tampone molecolare per la conferma.

     

  • Chi può partecipare

    Allo studio possono aderire uomini e donne di età compresa tra 18 ed 85 anni, che saranno divisi in tre gruppi:

    • soggetti COVID-19 positivi al test RT- PCR o PCR test per SARS-CoV-2 
    • soggetti COVID-19 negativi al test PCR SARS-CoV-2
    • soggetti vaccinati o con una passata storia di infezione al COVID -19 (entro 6 mesi)

    Non sono considerati motivi di esclusione l’utilizzo di farmaci, la presenza del ciclo mestruale, l’appartenenza etnica, il tipo di dieta, l’utilizzo di alcool, il fumo, l’esposizione a sostanze chimiche. Tutti questi fattori devono tuttavia essere registrati in modo da poter analizzare una loro eventuale influenza sulla composizione e sull’odore del sudore ascellare.

     

Per info e per partecipare:

Divisione di Chirurgia Toracica
mail: [email protected] - tel. 0294371077

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