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11 novembre 2014

Il tumore della prostata fa meno paura
Grazie all’applicazione della Risonanza Magnetica Multiparametrica è possibile diminuire i più temuti effetti collaterali del trattamento
Petralia Giuseppe

Risonanza MagneticaMilano, 10 novembre 2014 - Il tumore della prostata fa meno paura: grazie all’applicazione della Risonanza Magnetica Multiparametrica nella diagnosi e nella cura, è possibile, a parità di efficacia oncologica, diminuire i più temuti effetti collaterali del trattamento, l’impotenza e l’incontinenza. Lo dimostra una ricerca dell’Istituto Europeo di Oncologia appena pubblicata su Radiology, la più importante rivista scientifica americana del settore. Lo studio è stato sostenuto da Giuseppe Mazza, noto industriale di Bergamo che domani ospita la presentazione dei risultati a Castelli di Calepio (BG), insieme agli imprenditori bresciani Felice Berna e Massimo Bossini: un esempio concreto di partecipazione diretta dei cittadini ai progressi della ricerca.

 

 

«L’Istituto Europeo di Oncologia è uno dei tre centri al mondo e l’unico in Italia ad applicare le più avanzate tecniche di risonanza magnetica alla diagnosi e alla cura dei tumori. Un esempio è la “Diffusion Whole Body”, una risonanza magnetica d’avanguardia in grado di individuare lesioni di soli 3 millimetri in ogni parte del corpo. Siamo convinti che questo esame diventerà il gold standard in oncologia, perché permette di raggiungere livelli di accuratezza straordinari senza usare né raggi né mezzi di contrasto» - dichiara Massimo Bellomi, Direttore della divisione di Radiologia IEO. «In particolare, l’ultima innovazione utilizzata allo IEO riguarda il tumore della prostata: abbiamo perfezionato una tecnica speciale di risonanza magnetica, chiamata “multiparametrica”, che permette di localizzare con estrema precisione i tumori iniziali all’interno della ghiandola prostatica. I vantaggi, sia per la stadiazione (sapere il tipo di tumore e la sua aggressività) sia per il trattamento, sono evidenti: fine delle biopsie multiple che prelevano casualmente campioni di cellule, e una chirurgia più mirata ed efficace».

 

Il tumore prostatico pone infatti un dilemma alla medicina: da un lato sappiamo che, se individuato in fase iniziale, oggi è guaribile con interventi sempre meno invasivi che salvaguardano la potenza e la continenza, dall’altro però il percorso diagnostico può essere lungo e incerto, e richiedere a volte l’esecuzione di biopsie prostatiche ripetute. Presso l’Istituto Europeo di Oncologia radiologi ed urologi stanno valutando la possibilità di associare alla Risonanza Magnetica Multiparametrica l’apparecchio “DynaTRIM”. Questo dispositivo, guidato dalla RM, permette di eseguire una biopsia mirata della lesione prostatica con un’accuratezza mai raggiunta fino ad oggi, in futuro quindi potrebbe evitare l’esecuzione della biopsia alla prostata a multipli prelievi, tecnica che attualmente avviene sotto guida ecografica.

 

Il lavoro di équipe di radiologi e urologi dello IEO ha permesso inoltre di associare Risonanza Multiparametrica e chirurgia robotica. «La prostatectomia radicale robotica è ormai l’approccio dominante nella chirurgia prostatica a livello internazionale, tanto che nel 2013, negli Stati Uniti è stata utilizzata nell’80% dei casi» – sottolinea Ottavio De Cobelli, Direttore della Divisione di Urologia IEO - «A parità di efficacia oncologica, l’utilizzo del braccio robotico facilita infatti l’approccio chirurgico “nerve sparing”, vale a dire la conservazione dei fasci di nervi coinvolti nella funzione erettile. Il dilemma del chirurgo robotico fino a ieri era trovare il punto di equilibrio fra la quantità di tessuto intorno al tumore (i cosiddetti “margini”) da rimuovere per sicurezza, e la quantità di fascio neurovascolare da conservare per evitare impotenza e incontinenza. Con la guida della risonanza magnetica multiparametrica il problema si risolve perché, conoscendo l’esatta posizione del tumore nella ghiandola, è possibile prelevare campioni di tessuto ai margini del tumore, mandarli all’esame istologico intraoperatorio, e decidere in base al risultato se procedere con la loro rimozione oppure no».

 

«Abbiamo studiato 278 pazienti con tumore prostatico in due anni – spiega Giuseppe Petralia, Assistente senior della Divisione di Radiologia IEO e primo autore della ricerca – dividendoli in due gruppi. 134 pazienti sono stati operati con robot sotto la guida di una precedente risonanza multiparametrica, gli altri sono stati sottoposti all’intervento senza eseguire preventivamente l’esame. Il confronto non lascia spazio a dubbi: la combinazione di risonanza multiparametrica ed esame istologico intraoperatorio nel primo gruppo ha permesso una maggiore radicalità oncologica (meno margini “positivi”, cioè intaccati dalla malattia) e minori effetti collaterali. Questo studio apre nuove prospettive nella cura del tumore prostatico e dimostra quanto siano importanti i benefici clinici nei pazienti con neoplasia della prostata che si sottopongono alla risonanza magnetica multiparametrica». 

 

 

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