Milano, 24 settembre 2019 - Sono 9 milioni in Italia i “caregiver” familiari, di cui 3 milioni in oncologia: un esercito in continua crescita, formato per lo più da donne, che svolge il proprio prezioso lavoro senza una guida e senza alcun tipo di aiuto diretto o indicazione utile. L’appello parte da “Sottovoce”, l’Associazione dei volontari dell’Istituto Europeo di Oncologia, in occasione del Convegno che si tiene oggi allo IEO sul tema “L’assistenza al malato oncologico: famigliari e volontari alleati contro la malattia”.
Il caregiver familiare è la persona che presta la propria assistenza, in situazioni particolari e predeterminate di non autosufficienza, all’interno del proprio contesto familiare, e secondo l’indagine Ipsos del 2018, commissionata da Farmindustria, quasi 9 donne italiane su 10 oggi ricoprono questo ruolo in varie forme e misure.
Il vero problema è che c’è e ci sarà sempre più necessità di caregiving, che verrà svolto da donne che a loro volta non saranno più giovani. Un’indagine Onda (Osservatorio Nazionale Salute della Donna) del 2016 rivelava che il 73% delle donne italiane svolgeva il ruolo di caregiver informale, prendendosi cura di almeno un familiare, ed evidenziava che molte trascurano la propria salute, anteponendo quella del malato che accudiscono, e si trovano così a rimandare visite mediche, esami e controlli, a seguire un’alimentazione scorretta, privandosi spesso di attività fisica e di adeguato riposo. Il problema della salute del caregiver è ancora più evidente se il malato che accudiscono è oncologico.
L'Ospedale San Bortolo di Vicenza ha pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Nursing uno studio su un gruppo di caregiver oncologici, confrontandoli con altri caregiver familiari, e ha segnalato livelli superiori di ansia depressione e disturbi del sonno e dell'umore. «Il caregiver è una figura che già esiste in Canada e negli Stati Uniti, nonché in Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Australia, mentre in Italia il ruolo non viene in alcun modo riconosciuto. Eppure il caregiver familiare non può stare sempre da solo, e se assiste un paziente oncologico, ancor meno. - dichiara il Prof. Giorgio Fiorentini, Presidente di Sottovoce - C’è bisogno di un “volontario con competenze di sollievo” per far fronte ai bisogni del paziente oncologico. Inoltre la salute psico-fisica del caregiver è un altro tema aperto che non è più possibile ignorare. Lanciamo un appello alle autorità competenti, perché tengano conto dell’enorme contributo delle famiglie italiane al mantenimento degli standard sanitari che il mondo ci invidia».