Tumori della pleura
Mesotelioma pleurico maligno
Il mesotelioma è una patologia piuttosto rara e per questo motivo non sono previsti screening per la diagnosi precoce in persone non a rischio. Nel caso di persone esposte all'amianto per periodi più o meno lunghi, alcuni medici consigliano esami periodici (raggi x o tomografia computerizzata) per tenere sotto controllo nel tempo eventuali cambiamenti nella struttura dei polmoni che potrebbero indicare la presenza di mesotelioma o tumore polmonare. Tuttavia non è ancora chiaro se questa strategia possa portare a una diagnosi precoce.
Il modo migliore per prevenire il mesotelioma è evitare o comunque limitare al massimo l'esposizione all'amianto: le nuove leggi obbligano a verificare la presenza di amianto negli edifici pubblici come le scuole, ma anche nelle vecchie case possono essere presenti tracce di questo materiale. È importante contattare tecnici specializzati che provvederanno a controllare i materiali di fabbricazione e rimuovere le parti non a norma. Affidarsi alla rimozione "fai da te" è una scelta da evitare assolutamente, dal momento che con un lavoro svolto male si corre il rischio di contaminare anche altre zone della casa e inalare fibre pericolose.
Sintomi del mesotelioma pleurico maligno
I sintomi del mesotelioma sono inizialmente poco specifici e spesso vengono ignorati o interpretati come segni di altre malattie più comuni e meno gravi. I segni precoci del mesotelioma pleurico possono includere dolore nella parte bassa della schiena o a un lato del torace, fiato corto, tosse, febbre, stanchezza, perdita di peso, difficoltà a deglutire, debolezza muscolare. Dolore addominale, perdita di peso, nausea e vomito sono sintomi più comuni in caso di mesotelioma peritoneale.
Esami per la diagnosi del mesotelioma pleurico maligno
Il primo passo verso una corretta diagnosi resta la visita dal proprio medico di Medicina Generale o da uno specialista che porrà domande sulla storia clinica per determinare l’eventuale esposizione all'amianto e valuterà la presenza di liquidi nell'addome o nella cavità attorno al cuore. In caso di sospetto mesotelioma si procede poi con alcuni esami più specifici:
- TC torace con mezzo di contrasto: permette di determinare la presenza del tumore, la sua posizione esatta e l’eventuale diffusione ad altri organi, aiutando il chirurgo a definire il tipo di intervento. Recentemente è stata messa a punto la TC spirale che, rispetto a quella tradizionale, è più veloce e permette di ottenere immagini più dettagliate.
- PET: permette di identificare le cellule che stanno crescendo più velocemente e corrispondono alle cellule tumorali. Le immagini ottenute non sono dettagliate come quelle della TC ma possono aiutare i medici a capire se le anomalie del mesotelio sono realmente tumori o lesioni di altro genere e se il tumore si è diffuso ai linfonodi o ad altre parti del corpo. Oggi esistono strumenti in grado di effettuare in un'unica seduta TC e PET.
- Biopsia: è lo strumento più efficace per confermare il sospetto di mesotelioma. In alcuni casi con un ago lungo e sottile si prelevano campioni di liquido nel torace (toracentesi), nell'addome (paracentesi) o nella cavità attorno al cuore (pericardiocentesi) e si verifica al microscopio la presenza di cellule tumorali. In altri casi è necessario prelevare piccole porzioni di tessuto mesoteliale con un ago sottile inserito sottopelle o con l'inserimento di una sonda dotata di videocamera attraverso un piccolo taglio nella pelle: in questo modo il medico può vedere le aree sospette e prelevare i campioni poi analizzati al microscopio. Per distinguere con certezza il mesotelioma da altri tipi di tumore i campioni prelevati con la biopsia possono essere sottoposti ad analisi immunoistochimiche (per vedere le proteine presenti sulla superficie della cellula) o genetiche (per individuare l'espressione di geni tipica del mesoelioma). Gli esami del sangue non sono in genere usati per arrivare a una diagnosi, ma possono essere utili per confermarne una ottenuta con altre tecniche o seguire l'andamento della malattia durante e dopo il trattamento. Si misurano in particolare i livelli di osteopontina e SMRP, molecole presenti in dosi più elevate in caso di mesotelioma.
Tumore solitario fibroso della pleura: sintomi ed esami per la diagnosi
Questa variante tumorale pleurica presenta un decorso per lo più silente ed è spesso diagnosticato casualmente tramite un semplice test di imaging. Più le dimensioni della massa sono elevate più è probabile e marcata la sintomatologia: dispnea, dolore toracico e tosse sono tre sintomi ricorrenti nei pazienti affetti da tumore fibroso pleurico. Meno frequentemente, invece, il paziente affetto da questa forma di tumore alla pleura lamenta anoressia, brividi, febbre, emottisi, gonfiore degli arti inferiori, manifestazioni paraneoplastiche (osteoartropatia e ipoglicemia da iperproduzione dell'insulin-like growth factor II), sincope e versamento pleurico. Nelle forme giganti è possibile riscontrare ipomobilità dell'emitorace coinvolto nella neoplasia.
Il tumore fibroso alla pleura è spesso diagnosticato casualmente con una semplice indagine radiologica eseguita per altre ragioni. Tra le strategie diagnostiche volte ad accertare il tumore alla pleura ricordiamo: esami ematologici di routine, ecotomografia addome superiore, TAC, TC toracica e RM. Alcuni pazienti sono sottoposti a un ulteriore esame diagnostico, la PET, utile in soggetti selezionati nei quali si sospetti una degenerazione maligna del tumore.
Tumori del mediastino
Tumori del Timo
La diagnosi di timoma, data la storia clinica indolente, può essere spesso occasionale. Almeno il 30% dei pazienti è asintomatico al momento della diagnosi. Quando sono presenti sintomi, spesso molto vaghi e sfumati, sono da ricondurre alla compressione locale o all’infiltrazione delle strutture circostanti: i più frequenti sono dolore toracico, tosse, dispnea, paralisi di un emidiaframma per interessamento del nervo frenico, ma possono essere presenti disfonia per infiltrazione del nervo ricorrente e segni riferibili alla sindrome della vena cava superiore.
I timomi possono tuttavia essere associati a numerose sindromi paraneoplastiche: la più frequente è senza dubbio la Miastenia Gravis, che è presente nel 30-45% dei pazienti, mentre l’aplasia eritroide pura e l’ipogammaglobulinemia ricorrono nel 2-5% dei casi.
L’ipogammaglobulinemia è presente nel 2-5% dei pazienti affetti da timoma A. Il timoma raramente sviluppa metastasi a distanza, tuttavia in alcuni casi può essere localmente invasivo con infiltrazione degli organi circostanti e diffusione alla pleura parietale e/o al pericardio. Il grado di invasività locale è determinante nella scelta del trattamento.
La TAC del torace è necessaria per determinare l’estensione della lesione, il rapporto con le strutture adiacenti e l’eventuale diffusione pleurica e/o pericardica, inoltre può essere determinante nel diagnosticare neoplasie di piccole dimensioni non apprezzabili con una radiografia standard del torace. La biopsia chirurgica della lesione non è consigliata in caso di tumori timici capsulati per il rischio di disseminazione; si rende necessaria nel caso di tumori non resecabili o per diagnosi differenziale con altre neoplasie maligne del mediastino anteriore per una corretta scelta terapeutica.
Neurinomi
Nella maggioranza dei casi si individuano occasionalmente con una radiografia del torace. L’esame che permette di diagnosticare con certezza la patologia è la TC del torace, cui aggiungere, nel caso di sospetta estensione al canale spinale, la risonanza magnetica spinale.
Tumori dell'esofago
Precauzioni per prevenire i tumori dell'esofago
Evitare alcol e fumo sono le principali precauzioni per prevenire la forma squamocellulare di tumore dell'esofago. Per quanto riguarda l'adenocarcinoma, nella maggioranza dei casi si sviluppa da un esofago di Barrett, quindi la maniera più efficace di prevenirlo è ridurre il rischio di reflusso gastroesofageo: ciò si ottiene riducendo il consumo di caffè, alcol e sigarette ed evitando il sovrappeso e l'obesità. Sebbene diversi farmaci antiacidi siano in grado di controllare i sintomi da reflusso, non ci sono finora dimostrazioni scientifiche di una loro efficacia nel ridurre la comparsa dell'esofago di Barrett.
Esami per la diagnosi precoce dei tumori dell'esofago
Non sono disponibili esami di screening nei pazienti sani, ma la diagnosi precoce è estremamente importante una volta che l'esofago di Barrett si è sviluppato per cogliere in tempo l’eventuale trasformazione maligna. Nei pazienti in cui la mucosa esofagea si è trasformata in mucosa gastrica è consigliata un'endoscopia ogni due o tre anni. Nei pazienti in cui le cellule trasformate mostrino segni di anormalità (displasia) si raccomanda di ripetere l'endoscopia almeno due volte a distanza di sei mesi e poi una volta l'anno. Infine, se il grado di displasia è elevato (cioè se le cellule sono molto trasformate) è consigliabile l'asportazione endoscopica o addirittura l'intervento chirurgico, dato che si tratta di condizione precancerosa a elevato rischio di trasformazione maligna.
Sintomi del tumore dell'esofago
Quasi sempre i sintomi iniziali del tumore dell'esofago sono la perdita progressiva di peso preceduta dalla disfagia, cioè difficoltà a deglutire, che di solito compare in modo graduale prima per i cibi solidi e successivamente per quelli liquidi. Questi sintomi sono riferiti dal 90 per cento dei pazienti. Inoltre, la crescita del tumore verso l'esterno dell'esofago può provocare un calo o un'alterazione del tono di voce perché coinvolge i nervi che governano l'emissione dei suoni, oppure indurre una paralisi del diaframma o, ancora, un dolore al torace, appena dietro lo sterno, se coinvolge la zona tra cuore, polmoni, sterno e colonna vertebrale.
Negli stadi più avanzati di sviluppo del tumore la capacità di assumere cibo può ridursi. Se il tumore è ulcerato la deglutizione potrebbe diventare dolorosa. Quando la massa del tumore ostacola la discesa del cibo lungo l'esofago si possono verificare episodi di rigurgito. Nelle forme più avanzate possono ingrossarsi i linfonodi ai lati del collo e sopra la clavicola, oppure può formarsi liquido nel rivestimento del polmone (versamento pleurico) con comparsa di dispnea (difficoltà a respirare), oppure ancora possono comparire dolori alle ossa o un aumento delle dimensioni del fegato: la causa di questi sintomi è in genere legata alla presenza di metastasi.
Esami diagnostici per il tumore dell'esofago
Nei pazienti sintomatici la strategia diagnostica include una radiografia dell'esofago con mezzo di contrasto e un'endoscopia esofagea (l'esofagogastroscopia) che consente di vedere l'eventuale lesione e ottenere materiale per un esame delle cellule. L'associazione delle due procedure aumenta la sensibilità diagnostica al 99 per cento: la radiografia serve a escludere la presenza di malattie associate, l'esofagogastroscopia è l'esame a maggiore valore diagnostico perché permette di visualizzare direttamente le strutture e di eseguire prelievi bioptici.
L'ecoendoscopia è un altro tipo di esame che consente di determinare in maniera più accurata quanto sia profonda l'infiltrazione degli strati della parete esofagea, e può evidenziare linfonodi sospetti per coinvolgimento metastatico. Una volta individuato il tumore, a completamento degli esami diagnostici è opportuno fare una TC torace addome cmc e una PET per escludere la presenza di metastasi a distanza.
Prevenzione nutrizionale per i tumori dell'esofago
Sulla base di un’attenta valutazione dei risultati che la ricerca scientifica oggi ci offre, è stato possibile individuare specifici fattori di rischio e fattori protettivi a carattere nutrizionale per specifici tipi di tumore. Gli esperti hanno classificato i risultati in quattro livelli: “evidenze convincenti”, “evidenze probabili”, “evidenze limitate” e in un ultimo livello che raccoglie gli effetti per i quali l’evidenza di associazione con il tumore è altamente “improbabile”. Le evidenze convincenti e probabili sono alla base delle raccomandazioni.
Fattori di rischio:
- bevande alcoliche (evidenza convincente)
- sovrappeso e obesità (evidenza convincente per adenocarcinoma).
Fattori protettivi:
- frutta e verdura
- alimenti ricchi di beta-carotene, come carote, zucca, albicocche, spinaci, peperoni dolci e piccanti (evidenza probabile)
- alimenti ricchi di vitamina C, come succo e scorza di agrumi, kiwi, fragole, peperoni dolci e piccanti (evidenza probabile).